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Per un pugno di click di Stefano Morelli

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Scopri “Per un pugno di click” di Stefano Morelli, un’analisi provocatoria sulla crisi del giornalismo.

In un’epoca dominata dai click e dagli interessi pubblicitari, i giornalisti rischiano di compromettere l’integrità dell’informazione.

Cosa pubblicano davvero i giornali e qual è la dieta informativa che propongono ai lettori?

Un libro che indaga a fondo il declino dell’autorevolezza della stampa italiana e il futuro di un’istituzione cruciale per la democrazia. 

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La recensione di newslibri.it

“Per un pugno di click” di Stefano Morelli è un’opera che attira subito l’attenzione grazie alla sua tesi provocatoria: il giornalismo, una volta considerato il pilastro della democrazia, sta lentamente ma inesorabilmente autodistruggendosi. In un’epoca dominata dai click, dalle visualizzazioni e dagli algoritmi, Morelli esplora come il sistema informativo, soprattutto quello italiano, sia in crisi. Non si tratta solo di una difficoltà economica legata al crollo delle vendite e alla frammentazione delle fonti di reddito, ma di una vera e propria perdita di autorevolezza e di credibilità.

Fin dal titolo, il libro si posiziona come una critica feroce alle dinamiche che hanno portato il giornalismo a dipendere sempre di più dai numeri. L’autore si pone una domanda fondamentale: qual è la dieta informativa che viene proposta quotidianamente ai lettori e quali sono le conseguenze di questa offerta sull’integrità del giornalismo come istituzione? Il lettore viene immediatamente coinvolto in un’analisi lucida e penetrante che svela le forze economiche, politiche e culturali che stanno plasmando il modo in cui riceviamo e interpretiamo le notizie.

Uno degli aspetti più interessanti del libro è la sua capacità di mantenere vivo l’interesse del lettore, grazie a una duplice indagine, sia quantitativa che qualitativa. Morelli non si limita a lamentarsi del declino del giornalismo, ma si addentra nei numeri per dimostrare come l’informazione, sempre più vincolata agli interessi pubblicitari e alla caccia di click, stia perdendo la sua funzione principale: fornire una visione chiara e obiettiva della realtà.

Nella prima parte dell’opera, l’autore analizza i dati legati ai bilanci economici dei gruppi editoriali, confrontandoli con la crisi del giornalismo negli Stati Uniti. Attraverso un’accurata analisi comparativa, Morelli evidenzia come la stampa italiana stia seguendo un percorso simile, basandosi sempre di più su strategie di sopravvivenza legate all’advertising e alla misurazione delle performance digitali. Ma se i numeri sono rivelatori, da soli non bastano a spiegare l’intero quadro. È qui che entra in gioco la seconda parte del libro, quella qualitativa.

Morelli confronta il contenuto delle notizie pubblicate da tre importanti quotidiani italiani, sia sui rispettivi siti web sia sulle loro fanpage di Facebook. Attraverso questo confronto, emerge chiaramente come l’offerta informativa si sia gradualmente trasformata in un prodotto “vendibile”, finalizzato a generare più interazioni possibili piuttosto che offrire un’informazione accurata e approfondita. La qualità del giornalismo viene così sacrificata in nome della viralità e della competizione con i social media. Il lettore non può fare a meno di riflettere su come questa dinamica stia cambiando il nostro rapporto con la verità e la conoscenza.

Il libro di Morelli risveglia un forte desiderio di approfondire la questione. La crisi del giornalismo non riguarda solo i professionisti del settore, ma tutta la società. Se l’informazione perde credibilità, la democrazia stessa è messa a rischio. Morelli fa emergere in modo efficace questa preoccupazione, spingendo il lettore a interrogarsi sul proprio consumo mediatico. Quali notizie leggiamo? Come vengono selezionate? Quanto ci lasciamo influenzare dagli algoritmi dei social media o dalle testate che ci forniscono solo ciò che è più cliccabile, tralasciando ciò che è realmente rilevante?

La forza del libro risiede proprio nella capacità di spingere il lettore a guardare con occhi nuovi al mondo dell’informazione, sviluppando un senso critico nei confronti di ciò che viene letto ogni giorno. Morelli invita a non accettare passivamente la dieta mediatica che ci viene proposta, ma a interrogarsi su chi e cosa la influenza. Questa consapevolezza genera il desiderio di cercare fonti più affidabili, di approfondire le notizie, e di uscire dal circolo vizioso della disinformazione alimentata dai click.

Il messaggio centrale di Morelli è che la qualità dell’informazione non è un elemento sacrificabile. Senza una stampa autorevole e libera da pressioni economiche e politiche, diventa difficile per il pubblico formarsi un’opinione informata e critica. È questo desiderio di un’informazione migliore, più onesta e trasparente, che l’autore stimola con forza nel lettore.

“Per un pugno di click” non si limita a descrivere la crisi, ma offre anche spunti per l’azione. Morelli suggerisce che per salvare il giornalismo è necessario un cambiamento di paradigma. I giornalisti devono ritornare a privilegiare la verità e la qualità rispetto alla quantità. La rivoluzione digitale non è inevitabilmente negativa, ma deve essere gestita con intelligenza, senza cadere nella trappola dei numeri. Al lettore, Morelli chiede di diventare più consapevole del proprio ruolo nella filiera dell’informazione. Il modo in cui scegliamo cosa leggere, condividere e commentare può influenzare profondamente il futuro del giornalismo.

Morelli chiama i lettori all’azione: non si tratta solo di chiedere un’informazione migliore, ma di pretenderla. Il libro invita a scegliere con cura le fonti da cui attingiamo le notizie, a premiare la qualità rispetto alla quantità, e a evitare di farsi sedurre dai titoli sensazionalistici. L’informazione è un bene comune, e come tale deve essere difesa e preservata.

“Per un pugno di click” di Stefano Morelli è una critica lucida e ben argomentata sulla direzione che il giornalismo italiano sta prendendo. Attraverso un’analisi rigorosa e dati concreti, Morelli denuncia il progressivo declino della qualità dell’informazione, sacrificata in nome dei click e degli interessi pubblicitari. Il libro spinge il lettore a riflettere sul proprio consumo mediatico e a diventare parte attiva del cambiamento.

In un’epoca in cui la verità è spesso distorta o semplificata, “Per un pugno di click” è un testo fondamentale per chiunque sia interessato a comprendere meglio le dinamiche che governano il giornalismo moderno e a contribuire a salvarlo dal declino.

 

 

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