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13 Jeloa di Luca D’Onofrio

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Poesie sbadate di Martina Di Giovanni

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Joy Castaldo, colui che molti definirebbero un medium, oggi, dopo tredici anni di reclusione sta lasciando il carcere di Rochford; un complesso ad alta sicurezza, nato per contenere i più sanguinari assassini e serial killer dello Stato.

Prima di essere rinchiuso in questo luogo, dove neanche Dio osa posare lo sguardo, stava collaborando con l’FBI alla risoluzione di un caso, volto alla cattura di Blood Croos; un serial killer metodico e dai macabri rituali.

Le vittime, benedette col sangue, mutilate e seppellite venivano “prescelte” con uno schema: ma quale? 13 donne, uccise in quattro diversi stati.

L’ulti – ma proprio nella cittadina dove Joy viveva con la sua famiglia: Jeloa.

Con i suoi sogni e le sue percezioni, aiutava la polizia nei casi di omicidio o di scomparsa, quando, a causa della mancanza di indizi la stessa brancolava nel buio.

Quella notte però, di tredici anni fa qualcosa cambiò, all’improvviso i sogni e le percezioni, vennero sostituite da una voce, la voce.

Nella sua testa si era insinuato qualcosa…lo stesso qualcosa che lo ha trascinato in “trappola”.

Arrestato con l’accusa di essere lui il killer Blood Croos, perse tutto: sua moglie Katy, sua figlia Emily di appena tre anni e i suoi genitori Mary e Greg.

Nessuno, in quei tredici lunghi anni ha mai cercato Joy tra quelle mura grigie.

Ma qual – cosa oggi sembra essere cambiato, qualcuno ha fornito nuovi elementi che lo scagiona – no, facendo sì che quelle sbarre, da tempo chiuse, si riaprissero.

Dunque sta per tornare a casa, pronto a scoprire come sono andate realmente le cose.

Ancora non sa che quella notte, di tredici anni fa, era solo il preludio, di ciò che si troverà ad affrontare oggi.

Qualcosa di inaspettato, incomprensibile e fuori da ogni schema.

Qualcosa che forse non appartiene a questo mondo…

Il male può avere mille volti, ma il volto del male può averne solo uno.

Nessun cantico di gioia accompagnerà Joy, ma solo un inno: quello al sangue.

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